lunedì 27 luglio 2015

Lo Yoga per i bambini: ma come?

Ci troviamo in un periodo storico e culturale in cui lo Yoga sta particolarmente emergendo e come in tutte le cose che fanno breccia nel cuore della gente il marketing ci mette sempre lo zampino. I più colpiti da questo meccanismo spesso sono i bambini e così si vedono azioni pedagogiche di grande qualità trasformarsi nel solito motto "basta che si divertano!", facendo cadere ogni obbiettivo educativo anche solo auspicato. Lo Yoga per i bambini non poteva che entrare in questo vortice.


Nel mio blog ho già scritto i benefici cognitivi, relazionali o fisici che può portare questa pratica, ma qui vorrei parlarvi di quello che può fare la differenza tra i diversi tipi di yoga che si vedono proposti.
Il conoscere il proprio corpo, sperimentare l'equilibrio, il silenzio, la nuova percezione del proprio muoversi o stare fermi a cosa può portare? Dalle neuroscienze sappiamo che ogni volta che il corpo lavora, lo fa anche la nostra corteccia cerebrale in modo istantaneo e indissolubile. Diventa allora indiscutibile l'unione che avviene tra mente e corpo, ma ci si deve anche ricordare che per un bambino è impossibile un apprendimento che scinda mente e corpo. Sappiamo infatti come molti metodi educativi che puntano al solo cognitivo stiano ancora portando danni in alcuni percorsi scolastici. Ogni volta che il bambino fa esperienza di qualcosa apprende, ma allora perché non rivolgersi a qualunque altro tipo di psicomotricità o sport? Qual è il valore aggiunto che si può dare con lo Yoga? Lo yoga ha la possibilità di far sperimentare ai bambini quel passaggio ulteriore che Merleau-Ponty chiamava stupore (da Segni del 1967), la meraviglia di ciò che si vive quotidianamente. Questo modo di vedere fa percepire il visibile, come si muove il corpo, ma anche l'invisibile. E' una sorta di meditazione davanti ai movimenti e al corpo in cui non cerco di dominarlo, ma di comprenderlo nella sua vera natura. Personalmente mi sento di legare questo stupore e questo rimanere in meditazione alla spiritualità, quando ad esempio l'uomo prova lo stupore davanti al creato. Maria Montessori vedeva come l'educazione spirituale fosse necessaria nella  quotidianità del bambino e personalmente credo che lo Yoga possa dare proprio questo: la possibilità di sentire la spiritualità attraverso il proprio essere, che ci fa arrivare davanti a quella meraviglia per cui intuiamo che facciamo parte di un infinito di felicità che non è spiegabile ma che c'è e a cui ci dobbiamo affidare. Qui non si tratta di religione o di pratiche appartenenti a qualche culto, ma di far sentire al bambino con il proprio vissuto alcune sensazioni ed emozioni e di farlo diventare consapevole di ciò. Personalmente utilizzo un altro strumento che non considero per nulla didattico, ma molto vicino all'anima: i libri. Quando si leggono alcuni libri, e si evita di sviscerarli con domande spesso retoriche o banali, si crea intorno il silenzio più totale perché si intuiscono modi di vivere o legami che altrimenti sarebbero difficili da raccontare.
L'amore di Piccola aquila per il suo maestro o il Cane Nero della piccola Small sono difficili da descrivere con la sola mente, e allora proviamo ad esplorarli con la narrazione e con lo Yoga; proviamo a capire quali strumenti di questa fantastica disciplina ci possono aiutare in queste occasione e a ringraziare perché ci sono state donate queste possibilità. Da chi? Sì, da Dio (o qualunque altro nome gli vogliate dare)... se ne parla troppo poco, si rinchiude a poche ore di insegnamento e catechismo dimenticando invece che è la causa per cui ci è possibile sperimentare questo meraviglioso mondo.
In questo senso lo Yoga dovrebbe entrare quotidianamente in tutte le scuole, come conoscenza di sé, dell'altro e consapevolezza della propria spiritualità. La Montessori bene lo sapeva e per questo allestiva in ogni aula un piccolo angolo di culto e meditazione, perché i bambini sono esseri spirituali per natura e non abbiamo il diritto di allontanarli da questo.


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