mercoledì 16 ottobre 2013

Tecnologia e bambini: la scelta ai genitori


I videogiochi, la TV e la realtà virtuale in generale, fanno ormai parte della quotidianità dei bambini e di tutti noi, ma spesso i genitori non sono ancora preparati a conoscere i limiti o le potenzialità che si nascondono dietro a questi mondi. Alcuni papà o mamme ci sono cresciuti con questi mezzi, altri invece appartengono ancora ad una generazione che li ha visti nascere. Molti hanno comunque in comune la poca consapevolezza di come esserne mediatori.

Spesso viene sottovalutata la potenza comunicativa dei suoni e delle immagini in individui in crescita in cui l'attività cerebrale non è nettamente liberalizzata e in cui realtà e finzione hanno difficilmente un netto contrasto. Alcuni genitori ne sono spaventati e allontanano i loro figli da qualsiasi forma informatica o multimediale che possa esistere, altri danno invece a loro disposizione qualsiasi tipo di gioco o di visione televisiva.

I rischi che si celano sono svariati: confusione tra realtà e finzione, non corretta mediazione dei messaggi anche subliminali che vengono forniti, non corretta osservazione della realtà in cui si vive, scarsa mediazione emotiva di ciò che si osserva, distacco dalla realtà familiare, chiusura in sé stessi, abbassamento della concentrazione e dell'attenzione, nervosismo, richiesta di consumo eccessivo di alcuni alimenti... si potrebbe continuare per molto ancora, ma dall'altra parte sorge spontaneo pensare che questo è il mondo in cui cresceranno i bambini e le bambine di oggi. Quale allora il giusto limite? Personalmente credo che, nel momento in cui il tablet o il videogioco non viene utilizzato come modalità per zittire il bambino o per far sì che “non disturbi” in casa o fuori a cena, la tecnologia può avere in sé grandi potenzialità. Se prima di tutto è il genitore a prendersi la responsabilità educativa, e con lui tutti gli altri educatori che ruotano attorno a suo figlio, ogni strumento utilizzato avrà la forza che lo stesso adulto deciderà di dargli e di trasmettere. Allora si potranno usare anche i videogiochi mediando sulla qualità, sul tempo e sull'età idonea e lo stesso si farà con la TV e con i tablet.

Capisco che spesso la difficoltà sta proprio nel saper scegliere, specie se si tratta di rivolgersi a bambini dai 3 ai 5 anni. Personalmente credo che a questa età il classico videogioco da TV sarebbe da evitare, i processi evolutivi e cerebrali sono ancora molto delicati. Molto facilmente si possono provocare dipendenze e distaccamento eccessivo dalla realtà che invece il bambino ha bisogno di vivere a pieno con tutto il corpo per uno sviluppo globale. Inoltre, il saper utilizzare uno strumento informatico come il PC credo, anche per esperienza personale, che sia lontano o comunque staccato dal saper utilizzare una console.

Per quanto riguarda i tablet, si potrebbe fare un discorso a parte. La letteratura per l'infanzia sta emergendo anche tra gli e-book, sia riproponendo vecchie fiabe, sia con nuovi libri, alcuni di questi davvero interessanti. Se al bambino, avido di esperienze tattili, non verrà completamente negato il normale libro di carta (o di altri materiali nel caso dell'infanzia), l'e-book potrà essere un'ulteriore forma per vivere l'esperienza del racconto e della lettura di storie. Alcune applicazioni valide vengono proposte da Studio Pango, con dei libri interattivi, o JekoLab. Elisa Spadaro, nel suo ultimo articolo sulla rivista Il PepeVerde, descrive bene come quest'ultima abbia creato applicazioni specifiche per il parent control, cioè un timer che permette ai genitori di gestire il tempo di gioco del bambino. Un'altra App da segnalare è quella di Gioia Marchegiani, nominata come Editor's Choiche Award 2012. Sfogliando tra le pagine di internet altre applicazioni, giochi o e-book si possono certamente trovare, ma ciò che resta fondamentale è sempre la scelta e la mediazione fatta dall'adulto. Il bambino e la bambina devono sentirsi sorretti e sicuri dalle scelte che compiono con consapevolezza i loro educatori.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vi lascio con un pezzo dell'articolo scritto sempre sul PepeVerde n. 57/2013, da Paola Parlato: “Perciò è necessario, oggi più che mai, che gli educatori- genitori, insegnanti, agenzie di formazione e organi costituzionali – tornino a dialogare, a confrontarsi, a elaborare ragionamenti e strategie coerenti...Perchè quello che conta è il mediatore, l'accompagnatore, ora suadente ora normativo, che guidi i più giovani a rapportarsi alle risorse e a gestirle, a usarle sapientemente prima di esserne usati, prima che la complessità renda più deboli ed esposti invece che più forti e consapevoli.”.

lunedì 14 ottobre 2013

Figli, ovvero: come divenire nel mondo dei genitori...

Non si è nel mondo,
si diviene con il mondo,
si diviene contemplandolo.
Tutto è visione, divenire.
Si diviene universo.
Divenire animale, vegetale,
molecolare, divenire zero.
(Gilles Deleuze)
 

Una delle questioni che attanaglia maggiormente i genitori è quello di come dare le regole, di sapere quale è il confine tra il lasciar decidere ai propri figli e pensare a ciò che è meglio per loro. Credo che viviamo in un periodo di confusione in cui spesso vi è molta incoerenza tra quello che si crede o si pensa e quello che poi invece si fa o si sceglie realmente. Siamo portati a vivere nella continua finzione o nel continuo pensiero di ciò che si vorrebbe essere o fare, dimenticando e perdendo il senso di ciò che si è davvero, di ciò che si sta vivendo nel presente. Tutto ciò provoca smarrimento e poco senso della realtà. I bambini sanno esprimere bene questo disagio: capricci, agitazione, insonnia, pianti inconsolabili... e molti altri atteggiamenti che gli educatori di oggi hanno ben presente e  che ci mettono davanti ala classica domanda: "Ma hai tutto... cosa ti manca?!". Ho riflettuto su questo e credo che ciò che manca è la realtà delle cose. I figli e le figlie di oggi vivono attraverso il nostro spaesamento, e se è vero ciò che leggiamo del filoso Deleuze, se noi diveniamo il mondo che viviamo, quale potrà essere la risposta di chi non si sente sicuro e sorretto? Il bambino vive il mondo dei genitori, attraverso di esso, nella quotidianità. Spesso siamo in cerca della ricetta "salvavita" che cambi l'atteggiamento del bambino dall'oggi al domani. A volte esistono delle strategie che sembrano portare a dei risultati, ma queste possono avere efficacia a mio avviso solo se entrano a far parte della normalità e non del gesto straordinario. Il bambino avrà un vero e sereno cambiamento solo quando il genitore per primo "diverrà con quel mondo nuovo che gli sta proponendo". I figli cambiano quando cambia il mondo vissuto dai genitori. Ciò che davvero è vincente è la congruenza del fare e del pensare che possono avere una madre e un padre nel loro abitare il mondo. Il metodo più efficacie per trasmettere qualcosa è l'esempio e il vivere consapevoli di ciò che si fa. Se cogliamo la sfida di essere mediatori per l'educazione dei nostri figli, possiamo anche cogliere la sfida di rieducare il nostro divenire per essere un nuovo mondo per il loro divenire.