I videogiochi, la TV e la
realtà virtuale in generale, fanno ormai parte della quotidianità
dei bambini e di tutti noi, ma spesso i genitori non sono ancora
preparati a conoscere i limiti o le potenzialità che si nascondono
dietro a questi mondi. Alcuni papà o mamme ci sono cresciuti con
questi mezzi, altri invece appartengono ancora ad una generazione che
li ha visti nascere. Molti hanno comunque in comune la poca
consapevolezza di come esserne mediatori.
Spesso viene
sottovalutata la potenza comunicativa dei suoni e delle immagini in
individui in crescita in cui l'attività cerebrale non è nettamente
liberalizzata e in cui realtà e finzione hanno difficilmente un
netto contrasto. Alcuni genitori ne sono spaventati e allontanano i
loro figli da qualsiasi forma informatica o multimediale che possa
esistere, altri danno invece a loro disposizione qualsiasi tipo di
gioco o di visione televisiva.
I rischi che si celano
sono svariati: confusione tra realtà e finzione, non corretta
mediazione dei messaggi anche subliminali che vengono forniti, non
corretta osservazione della realtà in cui si vive, scarsa mediazione
emotiva di ciò che si osserva, distacco dalla realtà familiare,
chiusura in sé stessi, abbassamento della concentrazione e
dell'attenzione, nervosismo, richiesta di consumo eccessivo di alcuni
alimenti... si potrebbe continuare per molto ancora, ma dall'altra
parte sorge spontaneo pensare che questo è il mondo in cui
cresceranno i bambini e le bambine di oggi. Quale allora il giusto
limite? Personalmente credo che, nel momento in cui il tablet o il
videogioco non viene utilizzato come modalità per zittire il bambino
o per far sì che “non disturbi” in casa o fuori a cena, la
tecnologia può avere in sé grandi potenzialità. Se prima di tutto
è il genitore a prendersi la responsabilità educativa, e con lui
tutti gli altri educatori che ruotano attorno a suo figlio, ogni
strumento utilizzato avrà la forza che lo stesso adulto deciderà di
dargli e di trasmettere. Allora si potranno usare anche i videogiochi
mediando sulla qualità, sul tempo e sull'età idonea e lo stesso si
farà con la TV e con i tablet.
Capisco che spesso la
difficoltà sta proprio nel saper scegliere, specie se si tratta di
rivolgersi a bambini dai 3 ai 5 anni. Personalmente credo che a
questa età il classico videogioco da TV sarebbe da evitare, i
processi evolutivi e cerebrali sono ancora molto delicati. Molto
facilmente si possono provocare dipendenze e distaccamento eccessivo
dalla realtà che invece il bambino ha bisogno di vivere a pieno con
tutto il corpo per uno sviluppo globale. Inoltre, il saper utilizzare
uno strumento informatico come il PC credo, anche per esperienza
personale, che sia lontano o comunque staccato dal saper utilizzare
una console.
Per quanto riguarda i
tablet, si potrebbe fare un discorso a parte. La letteratura per
l'infanzia sta emergendo anche tra gli e-book, sia riproponendo
vecchie fiabe, sia con nuovi libri, alcuni di questi davvero
interessanti. Se al bambino, avido di esperienze tattili, non verrà
completamente negato il normale libro di carta (o di altri materiali
nel caso dell'infanzia), l'e-book potrà essere un'ulteriore forma
per vivere l'esperienza del racconto e della lettura di storie.
Alcune applicazioni valide vengono proposte da Studio Pango, con dei
libri interattivi, o JekoLab. Elisa Spadaro, nel suo ultimo articolo
sulla rivista Il PepeVerde, descrive bene come quest'ultima abbia
creato applicazioni specifiche per il parent control, cioè un timer
che permette ai genitori di gestire il tempo di gioco del bambino.
Un'altra App da segnalare è quella di Gioia Marchegiani, nominata
come Editor's Choiche Award 2012. Sfogliando tra le pagine di
internet altre applicazioni, giochi o e-book si possono certamente
trovare, ma ciò che resta fondamentale è sempre la scelta e la
mediazione fatta dall'adulto. Il bambino e la bambina devono sentirsi
sorretti e sicuri dalle scelte che compiono con consapevolezza i loro
educatori.
Vi lascio con un pezzo
dell'articolo scritto sempre sul PepeVerde n. 57/2013, da Paola
Parlato: “Perciò è necessario, oggi più che mai, che gli
educatori- genitori, insegnanti, agenzie di formazione e organi
costituzionali – tornino a dialogare, a confrontarsi, a elaborare
ragionamenti e strategie coerenti...Perchè quello che conta è il
mediatore, l'accompagnatore, ora suadente ora normativo, che guidi i
più giovani a rapportarsi alle risorse e a gestirle, a usarle
sapientemente prima di esserne usati, prima che la complessità renda
più deboli ed esposti invece che più forti e consapevoli.”.