martedì 17 settembre 2013

La necessità di conoscersi

Fin dall'antichità l'uomo e la donna si sono posti quesiti per riuscire a capire da dove venivano e dove stavano andando. Questa necessità, soddisfatta un tempo a livello sociale, oggi sembra non avere più lo stesso effetto. Nella storia si sono viste religioni o filosofie di vita che davano vie sicure, che non lasciavano spazio alla domanda individuale, ogni risposta era data fin dall'inizio. Con l'accrescere della libertà individuale ci troviamo davanti alla necessità di trovare ognuno il proprio percorso. Purtroppo sembra a volte che la società in cui viviamo ci abbia concesso l'opportunità di scegliere, ma non ci abbia dato gli strumenti per farlo. A questo punto ogni cosa è stata messa in dubbio e ci siamo ritrovati come in un fiume in piena, cercando di aggrapparci ai pochi rami che ci rimanevano lungo l'argine. Il tempo nelle traversate sicure in barca come pescatori, delle acque guidate da divinità, sembra finito. Sembra ci sia stata una rottura con ciò che eravamo e con ciò che vogliamo essere. Quando il passato e il futuro sono incerti anche il presente vacilla, crescono le ansie, le indecisioni, le paure. Soprattutto queste ultime provengono da una mancanza di conoscenze, di obbiettivi, di credenze positive, di fede e fiducia.
Se non vogliamo cadere nell'individualismo a cui purtroppo è soggetta la nostra cultura odierna, dobbiamo necessariamente iniziare un cammino che ricolleghi il nostro passato, le nostre radici, ai frutti futuri del nostro albero.
Qui non si tratta di conoscere se stessi per liberarci da malattie psicologiche attraverso un percorso di tipo freudiano, lascio ad altri, agli psicologi, questo arduo compito. Ciò a cui mi riferisco è un conoscersi come uomo o donna attraverso arti o tecniche che richiamino la nostra ancestralità, quindi strumenti che utilizzino il corpo come lo yoga, o l'arte come i disegni o immagini come i tarocchi, non visti come mezzo di predizione, ma come strumenti di conoscenza... svariate possono essere le strade che ci ricollegano al nostro presente.

mercoledì 4 settembre 2013

L'iperattività... cos'è?

Oggi, nella scuola in cui lavoro, una mia collega mi ha posto la seguente domanda "Le cause dell'iperattività sono genetiche?". Da qui è nata una lunga riflessione sull'argomento, tanto che ho voluto prendere spunto per parlarne qui con voi questa sera.
La sindrome denominata ADHD nasce dopo test diagnostici fatti su bambini nei quali si riscontravano precise caratteristiche. Fin qui potrebbe anche andare bene, ciò che lasciò molti esperti di educazione e genitori perplessi fu l'immediata cura che ne seguì: uno psicofarmaco, il famoso Ritalin. Bene, se la vostra ideologia vi impone di seguire ciecamente ciò che le case farmaceutiche vi impongono vi consiglio di non andare avanti nella lettura.
La mia collega invece, con un lieve sogghigno, ha continuato dicendo: "Ok, e invece "la nostra pedagogia" cosa dice?". Personalmente mi piace pensare per diverse sfumature e pur avendo letto molto sull'argomento mi lascio sempre qualche via aperta per il confronto. Ciò che per ora mi convince di più sono due strade.
La prima riguarda una possibile carenza di alcuni elementi come il Ferro che impediscono una giusta attività cerebrale e per questo vi consiglio il libro di S. Scoglio "Non è colpa dei bambini". La seconda invece ha una sfumatura più "pedagogica". A mio vedere un certo tipo di educazione e di modo di vivere sta alimentando un eccessivo stress in bambini, ma anche in adulti che da qualche parte deve necessariamente uscire; siamo come troppo carichi di energia. Qui possiamo riprendere il discorso dell'alimentazione ad esempio. Troppi zuccheri, carboidrati raffinati o sostanze eccitanti come la caffeina sono presenti quotidianamente nella dieta dei nostri figli. Dall'altra manca il giusto movimento libero e non guidato da sport o da attività guidate che avevamo un tempo. Non voglio fare la nostalgica o la bacchettona, ma semplicemente dobbiamo iniziare a pensare a quanto stanno seduti i bambini e le bambine di oggi (scuola, Tv, si preferiscono giochi come i videogame...), ma allo stesso tempo vengono iperstimolati da immagini e suoni sovreccitanti. Un cane che si morde la coda!! Mi carico di energia con alimenti, immagini e suoni, ma non li trasformo in nessuna delle mie attività quotidiane... da qualche parte tutta questa riserva dovrà uscire! Ad un certo punto accade quindi, in soggetti che possono sicuramente essere più predisposti di altri, che non ci si sappia più autoregolare e che si continui a scegliere attività sovreccitanti. Di generazione in generazione stiamo perdendo la capacità di fermare noi e il nostro corpo, di controllarlo con serenità ed equilibrio e tutto questo si registra nel nostro DNA. Forse allora può essere vero in questo senso una base genetica, ma credo che siamo ancora in tempo per ripensare all'educazione che diamo alle nuove generazioni. Personalmente ho trovato molti frutti nell'utilizzo con i bambini e preadolescenti di giochi di meditazione o rilassamento che si rifanno allo Yoga. Un altro grande strumento sono anche i Mandala. Molte altre sono le nuove strade che ognuno di noi può trovare per far sì che i nuovi bambini e bambine possano ritrovare la loro serenità e smettano di crescere in balia di un corpo che sembra quasi estraneo a loro.
Vi lascio con il nome di un sito che per curiosità potete andare a visitare: www.giulemanidaibambini.org. Buon approfondimento!

martedì 3 settembre 2013

Perchè la pedagogia...

Quando ho iniziato il mio lungo percorso di studi devo ammettere che non avevo ben chiaro cosa fosse la Pedagogia. Per questo motivo quando mi ritrovo davanti a persone che non conoscono la mia professione, comprendo e provo a spiegare, ma non sempre mi risulta così semplice.
La Pedagogia è una scienza? Per certi punti di vista sì, ha proprie metodologie di ricerca ed un suo modus operandi, ma non è solo questo... E' un'arte? Sì, l'educazione è necessariamente arte, è indispensabile creatività e immaginazione quando ci trova davanti alle infinite possibilità che ha una Persona di Essere... E' per i bambini? Sì, a patto che si considerino anche tutti quei bambini vecchi o mai cresciuti dentro ogni giovane, adulto o anziano... Ma come, allora non si occupa solo di scuola e dell'essere alunni o educandi? Eh, non solo... se possiamo evolverci fino alla fine dei nostri giorni, l'educazione, come "tirar fuori" ciò che abbiamo dentro di noi, è necessariamente per tutte le età. Ma se io ho problemi non c'è già lo psicologo? Se i problemi sono di "tipo psicologico" si! Davanti a turbe psichiche non si può certo improvvisare, ma se parliamo di percorsi educativi o di crescita personale il Pedagogista può avere una visione d'insieme ampia, generale e creativa. Infatti io non mi occupo della malattia fisica o psichica, non cerco attraverso test idonei di sviscerare il problema, ma mi rivolgo alla Persona, a qualsiasi Persona che abbia voglia di conoscersi. Dialogo con quella parte positiva che è dentro ognuno di noi attraverso tecniche non invasive, dolci e olistiche. Infatti per poter rispettare chi ho davanti ho appreso nel tempo diverse tecniche che mi permettono di sciogliere la storia di chi ho davanti come farebbe un acquerello sulla tela, non definendo i limiti, ma lasciandoli sfumati e intersecati tra di loro. Mi servo di arte, tecniche energetiche, didattiche metacognitive, Fiori di Bach, Yoga, meditazione... Molte sono le strade che possono portare l'uomo e la donna, il bambino e la bambina a conoscersi e a evolvere le proprie potenzialità.